18 Gennaio 2025

“Volevo solo fare la calciatrice”, il libro di Alice Pignagnoli tra difficoltà, successi, lotta ed emancipazione

Nella foto, Alice Pignagnoli posa insieme alla giornalista Lucia Anselmi e a diverse giocatrici delle settore giovanile dello Spezia Calcio Femminile e del Colli Ortonovo durante la presentazione del suo libro avvenuto a La Spezia sabato 24 febbraio. L'occasione è stata utile per raccontare alle giovani atlete dei tanti sacrifici e delle difficoltà che Alice ha dovuto affrontare per diventare una giocatrice di Serie A di Calcio Femminile (foto Ezio Tassone)

Lo sport regala grandi sogni ma anche delusioni cocenti, che ti spezzano in due. Alice Pignagnoli fin da bambina viveva il calcio visceralmente, con il cuore tra le mani e lo stomaco fra i denti. Tutto il suo mondo non era ancora pronto per quello che avrebbe compiuto, ma Pigna sapeva che prima o poi quel campo verde sarebbe stata la sua casa, il suo lavoro, la realizzazione del sogno di una vita.

La piccola “Alicio”, costretta a storpiarsi il nome per convincere i genitori che sì, il pallone faceva per lei, anche se non era un maschio, ha lottato come una tigre per raggiungere i traguardi che oggi può vantare la Pignagnoli adulta. “Alicio” è rimasta sempre il faro, la luce da inseguire, che anche nei giorni più bui è riuscita a guidarla nella direzione giusta.

Il libro “Volevo solo fare la calciatrice” (Minerva Edizioni, 2023) racconta una storia di lotta ed emancipazione di Alice Pignagnoli, calciatrice che ha vissuto due epoche del calcio femminile italiano, con il Mondiale in Francia e il cambio di passo voluto dalla FIGC a fare da spartiacque. Lo fa con una lucidità rara, e descrive senza fronzoli le ingiustizie e i successi che hanno segnato la sua carriera.

Nei primi capitoli racconta del tempo in cui il calcio femminile in Italia era considerato a tutti gli effetti uno sport minore, privo di tutele per le giocatrici, sottopagato e senza grande visibilità. All’inizio della sua carriera, avere una squadra nella propria città dove poter giocare era considerata una fortuna rara.

Alice nelle sue parole imprime tutta la gavetta, il senso di impotenza e la forza di volontà necessaria per non arrendersi e ripiegare su altro.

Nasce come pallavolista promettente, tanto che questa avrebbe potuto essere la sua professione e la strada, grazie a talento e impegno, sembrava già spianata. Ma il suo cuore era altrove.

Nonostante il disappunto della famiglia, Pignagnoli continua a giocare a calcio e cresce professionalmente nella giovanile della Reggiana, dove per la prima volta si trova a ricoprire il ruolo che sarà poi suo per la vita: il portiere. È costretta a cambiare squadra molte volte, sempre per lo stesso motivo, ovvero l’impossibilità di ottenere condizioni lavorative stabili, giuste e ben retribuite.

La sua carriera spicca definitivamente il volo nella Torres Femminile, squadra sarda di Serie A con la quale disputa anche la Champions League e vince la Supercoppa Italiana, poi uno Scudetto. Alice diventa una giocatrice molto richiesta, con oltre 250 presenze tra Serie A e Serie B.

Un elemento interessante del libro di Alice è la capacità di credere in sé stessi quando le persone a te più vicine, i tuoi genitori, sembrano non farlo, non supportano le tue scelte e cercano di ribaltare i tuoi sogni. Grazie ad un piglio caparbio, schietto, appassionato e intelligente, il portiere è comunque riuscita a scrivere la sua storia, che è poi diventata un esempio virtuoso nel nostro Paese, e che è stato ripreso da tutti i giornali quando è rientrata in campo a soli 100 giorni dal parto. Ancora oggi però il suo percorso non è facile.

Forse è stata proprio la mancanza di supporto a renderla davvero così forte, a darle la motivazione giusta per non smettere mai di crederci. A temprare un carattere tanto vigoroso da permetterle di non mollare mai.

Il secondo tempo del libro riprende con Alice adulta, donna, che si trova divisa tra l’amore per il calcio e per la sua famiglia. Una dicotomia che evidenzia ancora di più l’ingiustizia di non poter essere donna e calciatore allo stesso tempo. Compensi bassi, campi lontani da raggiungere, difficoltà nel ricevere buone offerte.

Ma grazie alla società del Cesena Calcio, e per di più ai cambiamenti voluti dalla Federazione FIGC per rendere il calcio femminile più professionale, conosce una realtà molto diversa dai primi anni di gioco, pronta a supportarla nei momenti difficili e garantendole tutele che prima era impossibile ottenere. Tutto sembra andare finalmente per il verso giusto: buone opportunità lavorative, con la società che accetta le sue condizioni, che le permette quindi di bilanciare la famiglia con il lavoro.

E poi ciò che sembrava ormai inaspettato: l’arrivo di una gravidanza. Cercata, desiderata e sperata, ma che stravolge tutto. Che spaventa.

La maternità in questo libro è raccontata in modo sincero e non convenzionale. Alice Pignagnoli ha il coraggio sfrontato di mettere a nudo tutte le paure e le preoccupazioni di una donna con un lavoro e un corpo che ama, che l’ha portata finalmente dove voleva, e che si vede improvvisamente cambiare. Inevitabilmente.

Il portiere, allora del Cesena, non vuole rinunciare a sé stessa. Teme che l’arrivo di un figlio possa essere l’inizio della fine. Alice ha la forza di ammettere, con il suo libro, che la gravidanza non ti fa diventare mamma, e nemmeno il parto. Diventi mamma quando conosci la persona che ti stravolge la vita e impari ad amarla. Come per ogni altra relazione importante nella vita.

E questo, scusate se è poco, in Italia nel 2024 è ancora rivoluzionario.

Così come è stato rivoluzionario il contratto rinnovato “nonostante” la gravidanza. Eh, sì. La strada è ancora lunga. Ma quello di Alice è un episodio che ha lasciato il segno: ha portato a maggiori tutele nel mondo del calcio femminile, sollevando un caso nazionale fino ad arrivare in Parlamento.

È importante conoscere queste storie perché rappresentano passi avanti per tutte le donne. Perché non prendiamoci in giro, siamo ancora indietro, ma non solo nello sport. Lo dicono i dati, dove in Italia per una donna su cinque diventare madre rappresenta la fine della sua permanenza nel mondo del lavoro.

Solo il 43,6% delle occupate tra i 18 e i 49 anni continua a lavorare dopo la nascita di un figlio, con la percentuale che crolla al 29% nel Sud e nelle Isole. È sempre una scelta? Ovviamente no. A volte è l’unica possibile.

Alice, a poco più di 30 anni, ha vissuto in due mondi diversi: quello descritto nelle prime pagine, dove giocare a calcio per una bambina sembrava quasi impossibile, e quello degli ultimi capitoli, dove finalmente la situazione sembra cambiata. Ma c’è ancora tanto da fare, e non tutte le realtà sono uguali. Lo conferma quello che poi si è trovata a vivere Pigna alla seconda gravidanza, quando giocava nella Lucchese, dove i traguardi raggiunti e le tutele minime che le erano state garantite alla nascita della prima figlia, sono venute a mancare di nuovo.

Sì, la strada è ancora lunga. Ma finché ci saranno persone come Alice Pignagnoli, che denunciano le ingiustizie e lottano per un futuro migliore per tutte, c’è speranza.

L’impresa di questo libro è la capacità di farci riflettere su quanto la battaglia del movimento del calcio femminile vada di pari passo con quella per i diritti delle donne nella nostra società perché, come scrive Alice, se possiamo giocare a calcio e coinvolgere una larga base di appassioni, allora possiamo fare qualsiasi cosa.

di Caterina Venturi

Nella foto, Alice Pignagnoli posa insieme alla giornalista Lucia Anselmi e a diverse giocatrici delle settore giovanile dello Spezia Calcio Femminile e del Colli Ortonovo durante la presentazione del suo libro avvenuto a La Spezia sabato 24 febbraio. L’occasione è stata utile per raccontare alle giovani atlete dei tanti sacrifici e delle difficoltà che Alice ha dovuto affrontare per diventare una giocatrice di Serie A di Calcio Femminile (foto Ezio Tassone).

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