“Women Football: Rising Stars”: Noemi Ivelj, la stella del Grassoppher e della nazionale svizzera
Le recenti Olimpiadi di Parigi non hanno rappresentato solo il consueto palcoscenico sportivo dove migliaia di atleti si sono sfidati per una medaglia o per il semplice piacere della competizione, ma anche una finestra privilegiata da cui osservare come il mondo stia cambiando in maniera costante. Le nazioni, spesso identificate attraverso le loro radici culturali e storiche, evolvono in maniera naturale dal punto di vista demografico in virtù dei diversi flussi migratori nel corso dei decenni e questo fenomeno è ormai evidente non solo nei paesi caratterizzati da grandi movimenti migratori, ma anche in nazioni percepite storicamente come meno dinamiche in termini di mobilità umana, come la Svizzera.
Tradizionalmente conosciuta per la sua singolare struttura culturale suddivisa tra tre principali tradizioni linguistiche e storiche—italiana, tedesca e francese—la piccola nazione al confine con l’Italia, conosciuta per la sua storica “neutralità”, ha visto crescere in modo significativo la presenza di cittadini provenienti da diverse aree del mondo, come Africa e Asia, oltre che dai diversi popoli presenti in Europa, come i cosiddetti balcanici. Ragionando in termini puramente sportivi, quella che una volta era chiamata Jugoslavia ha sempre prodotto talenti di livello mondiale. Nel calcio in particolare è facile ricordare giocatori come Luka Modrić, Edin Džeko, Sergej Milinković-Savić e Jan Oblak, atleti in grado di influenzare fortemente le nuove generazioni, non solo nel calcio maschile, ma anche in quello femminile.
Un esempio di questa nuova ondata di talenti calcistici con radici balcaniche è certamente la nuova stella emergente del calcio svizzero femminile, che incarna perfettamente l’eredità della tradizione calcistica croata. Noemi Ivelj, centrocampista centrale del Grasshopper, rappresenta perfettamente la nuova generazione di calciatrici che combina talento naturale, forza mentale e una notevole presenza fisica sul campo, tanto da essere stata recentemente inserita nella lista delle migliori promesse Next Gen del calcio femminile.
Nata a Killwangen nel 2006, Noemi ha dimostrato sin da bambina un talento straordinario all’interno di una famiglia che respira da sempre calcio all’interno delle quattro mura di casa. A partire da mamma Dragana, allenatrice del FC Dietikon, squadra dove ha militato anche una giovanissima Noemi, a papà Goran, ex calciatore di belle speranze ora allenatore dell’Under 19 dell’Aarau. In un ambiente dove il pallone ha prevalso su bambole e giocattoli, Noemi è entrata ben presto nell’orbita del calcio zurighese, approdando al Grasshopper a soli 11 anni e distinguendosi non solo per la sua tecnica ma anche per quella determinazione che le ha consentito di giocare anche in squadre maschili senza particolari problemi.
A 16 anni, titolo di una canzone dei Pooh che racconta di un adolescente che si affaccia al mondo degli adulti senza ancora riuscire a comprenderlo totalmente, Noemi fa il suo esordio in prima squadra nel corso dell’estate, sempre a Grasshopper, dove è rimasta sin da principio, dimostrando di essere una pedina fondamentale della squadra. Nata come calciatrice tenace e capace di far valere la sua forza nel contrastare le avversarie, Ivelj ha affinato nel tempo la sua abilità nel dettare i tempi di gioco e nell’impostare la manovra, aspetti che la rendono una giocatrice completa in grado di giocare perfettamente davanti alla difesa con i gradi di una veterana, nonostante la giovane età.
La sua crescita non si è limitata però al suo club di appartenenza. Dopo i normali passaggi nelle giovanili, dove per età può giocare dall’Under 17 all’Under 19, Noemi Ivelj ha fatto il suo esordio con la Nazionale maggiore della Svizzera nel settembre 2023, in una partita contro la Spagna. Anche in questo caso rivivendo il percorso di evoluzione calcistica vissuta al Grasshopper: inizialmente schierata come difensore centrale, ha successivamente spostato il suo raggio di azione qualche metro più avanti, indossando definitivamente la maglia con il numero 4 sulle spalle, simbolo del più classico mediano metodista del calcio.
Il centrocampo del futuro sembra aver già impresso, all’interno del cuore nevralgico del terreno di gioco, il nome di Noemi Ivelj, una stella brillante che, con il suo talento, rappresenta non solo il potenziale del calcio svizzero, ma anche l’impatto positivo che le diverse culture e le migrazioni hanno avuto nel mondo dello sport. Con la sua determinazione e il suo talento, Noemi è pronta a lasciare un segno indelebile nel calcio femminile internazionale, continuando a crescere sia come giocatrice che come rappresentante perfetta di una Svizzera sempre più multiculturale.
di Ernesto Pellegrini
Nella foto un primo piano di Noemi Ivelj con la maglia della nazionale svizzera (Daniela Porcelli/Just Pictures/Sipa USA da IPA Photo Agency).