21 Novembre 2024

“Women Football: Rising Stars”: Sofia Pomati, difensore del Milan Primavera e della Nazionale Under17

Nella foto, Sofia Pomati in azione con la maglia del Milan Women (da Assist Women).

I social media sono ormai riconosciuti come spazi dove si sviluppa un linguaggio parallelo, un vocabolario in continua evoluzione che riflette il dinamismo delle interazioni digitali. In questi ambienti, nascono costantemente neologismi, i termini inglesi vengono spesso italianizzati e alcune parole italiane, cadute in disuso, vengono rispolverate e rivestite di nuovi significati. L’ambiente virtuale si trasforma così in un laboratorio linguistico vivo, capace di modificare il modo in cui ci esprimiamo e comprendiamo il mondo.

Un esempio emblematico di questa tendenza è l’uso quotidiano di verbi come “ghostare”, ossia la pratica di interrompere improvvisamente ogni forma di contatto con qualcuno, sparendo come un fantasma, o “friendzonare”, che descrive la situazione in cui qualcuno viene confinato in una relazione puramente amicale, senza possibilità di sviluppare qualcosa di più romantico. Questi termini, pur derivando dall’inglese, sono stati pienamente integrati nella lingua italiana grazie all’uso massivo online, dimostrando quanto i social media abbiano il potere di trasformare e far evolvere il linguaggio comune, mettendo in difficoltà i “boomer” e tutti coloro che poco o nulla sanno dei social.

Tuttavia, l’evoluzione linguistica non si limita ai prestiti dall’inglese. Alcuni termini italiani, un tempo rari o obsoleti, stanno vivendo una vera e propria rinascita sui social media. Un esempio è il termine “aura”, che ha riscoperto nuova popolarità tra utenti comuni, personaggi noti e persino nel mondo dello sport, con squadre di calcio che lo utilizzano per comunicare con i propri tifosi e descrivere l’identità di giocatori particolarmente carismatici.
Il dizionario Treccani definisce “aura” come un termine derivato dal latino, che significa “aria in movimento”, un concetto che nei secoli ha assunto sfumature diverse, dalla filosofia all’estetica. Tuttavia, l’interesse contemporaneo per questo termine non si concentra tanto sulle sue antiche declinazioni, quanto sul suo uso moderno. Oggi, “aura” è spesso utilizzata per descrivere un fascino invisibile, una presenza magnetica che attira l’attenzione e l’ammirazione. Si parla di “aura” non solo per descrivere l’energia personale, ma anche per riferirsi al modo in cui una persona viene percepita dagli altri. Questo concetto ha trovato ampio spazio nelle discussioni legate al benessere, al cinema, alla moda e, come detto, anche nello sport.

Nel calcio, in particolare, si parla spesso di giocatori o giocatrici che “emanano un’aura speciale”, un misto di carisma, leadership e abilità tecnica che li distingue dagli altri. Questo concetto non si applica solo ai grandi campioni del passato o del presente, ma anche a giovani promesse che, con il loro talento e determinazione, sembrano incarnare perfettamente l’essenza dell’aura.

Un esempio lampante è rappresentato da una giovane calciatrice nata 16 anni fa a Settala, un piccolo paese di 7.000 abitanti a pochi passi da Milano. Sin da bambina, Sofia Pomati ha mostrato un amore incondizionato per il calcio, una passione così forte da spingerla a tirar fuori una determinazione fuori dal comune per coltivare il suo sogno. A far nascere la passione per il pallone è il primo idolo di una piccola Sofia: Francesco, suo fratello, qualche anno più grande di lei.

“Mi sono ispirata a lui. Lo vedevo giocare sotto casa e mi divertivo tantissimo quando riuscivo a palleggiare con lui.” Sofia ha sette anni, non ha dubbi sul suo futuro ed è pronta a parlarne con il papà, che però si mostra riluttante all’idea. “Mio padre ed io abbiamo avuto un confronto su ciò che volevo fare. Gli ho spiegato tutti i motivi per cui desideravo giocare a calcio, aggrappandomi poi a una specie di ultimatum: ‘Non mi interessa nessun altro sport. Il calcio o niente’. Mio padre ha ascoltato con mia madre presente e poi mi ha detto: ‘Se fai più di otto palleggi, ti iscrivo alla squadra dell’Oratorio’. Sono corsa fuori, ho preso il primo pallone che ho trovato e, miracolosamente, ho fatto nove palleggi”. Colui che si era mostrato scettico diventa poi il principale supporto di Sofia, che ha saputo dimostrare con i fatti la bontà della sua decisione: “Sono sempre stata molto responsabile delle mie scelte. La scuola è importantissima e i miei insegnanti mi hanno da subito supportata, coinvolgendo figure professionali qualificate. E alla fine, quando mio padre ha visto che riuscivo a stare al passo con i ragazzi, non ha avuto più alcuna remora”.

Sofia ha iniziato così a giocare nella squadra dell’Oratorio, composta interamente da ragazzi, sfidando le convenzioni e mostrando fin da subito un talento fuori dal comune. È in questo momento che si concretizza il sogno di Sofia: diventare una calciatrice professionista. “Il Milan è sempre stato il mio sogno fin da quando ero molto piccola. Nella mia testa c’era l’obiettivo di far parte di una squadra professionista, ma non una squadra qualunque: volevo il Milan”. Come accaduto qualche anno prima con suo padre, ancora una volta è la determinazione l’elemento chiave: “Quando ho ricevuto la chiamata, ho guardato mio padre e gli ho detto: ‘Corriamo!’. C’erano altre squadre, avevo fatto altri provini, ma volevo indossare solo quella maglia. Il mio primo giorno non lo dimenticherò mai: la mia allenatrice, Ilenia Prati, che mi ha sempre aiutata, mi ha subito invitata a entrare negli spogliatoi, per trasmettermi l’importanza del gruppo e della sintonia con le compagne”.

L’ascesa di “Poma”, il suo soprannome, è stata rapida e inarrestabile, tale da stupire i vari allenatori delle categorie giovanili. Sofia incarna perfettamente il concetto di calciatrice magnetica, determinata e carismatica, incarnazione del termine “aura”. Si capiva già dalla stagione 2021/22, quando a Cesena ha vinto lo Scudetto giocando sotto età di tre anni. “Giocare con ragazze più grandi mi ha fatto crescere parecchio. Ho vissuto esperienze stupende e formative”.

Che giochi al centro della difesa, catalizzando palloni e fermando avversarie, o sulla fascia, dove si mostra particolarmente abile a dare avvio alla manovra, Pomati ricorda per caratteristiche una storica bandiera del Milan di qualche decennio fa. Un paragone che la spinge a restare con i piedi per terra: “Paolo Maldini è un’icona del calcio, un idolo, non posso neppure pensare di paragonarmi a lui. Ho caratteristiche importanti per un difensore, ma devo ancora crescere tantissimo”. In questa crescita, il contributo della società rossonera è fondamentale: “Il Milan mi permette di migliorare ogni giorno, sia da un punto di vista umano che professionale. Sono supportata in tutto: dormo bene, studio, seguo i consigli della nutrizionista per l’alimentazione e parlo spesso con la psicologa. Ho a disposizione un gruppo di persone altamente qualificate.”

Inoltre, Sofia è consapevole di avere al suo fianco un allenatore che sa esattamente come farla crescere sia dal punto di vista tecnico che mentale. Mister Matteo Zago è una figura chiave e rappresenta una garanzia per la sua capacità di guidarla nella corretta interpretazione delle partite e nel suo sviluppo calcistico. Pomati ha l’opportunità di affinare ulteriormente le sue abilità e di diventare sempre più consapevole del proprio valore, aspetti fondamentali per competere ai massimi livelli e puntare a un futuro ambizioso, in cui potrà compiere il salto di qualità definitivo tra le grandi del club rossonero.

L’aura di Sofia si estende anche alla Nazionale Under 17, una squadra ricca di talento e ambizione che ci fa ben sperare per il futuro della Nazionale maggiore. Anche in azzurro, Pomati sa di trovarsi in un ambiente ideale per crescere e coltivare le sue ambizioni: “L’ambiente della Nazionale è una famiglia, un gruppo unito e compatto. Insieme abbiamo creato un’esultanza condivisa”, che abbiamo visto anche nel recente torneo “Gradisca d’Isonzo”, dove le ragazze di Mister Mazzantini hanno battuto Albania, Slovenia e Macedonia del Nord, senza subire gol.

Talento indiscusso, leadership e qualità emergenti: abbiamo detto molto di Sofia Pomati, ma manca forse l’aspetto più prezioso: la consapevolezza di dover ancora crescere e imparare, anche fuori dal campo. Lo scorso anno, il suo Milan ha interrotto la serie di successi della Roma, conquistando lo scudetto nella finale contro il Sassuolo. Una vittoria che genera consapevolezza e insegna una lezione che va oltre il calcio: “Come squadra dobbiamo continuare a crescere attraverso i risultati. Se vinci, ti abitui, e con il tempo costruisci una sana mentalità vincente, che può servirti anche al di fuori dello sport”. Un messaggio maturo da una ragazza che dimostra che quell’aura che la circonda non è affatto banale.

di Ernesto Pellegrini

Nella foto, Sofia Pomati in azione con la maglia del Milan Women (da Assist Women).

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