“Women Football: Rising Stars”: Zosia Burzan – centrocampista del KKS Czarni Sosnowiec e della Nazionale Polacca Under17
Barcelona!
It was the first time that we met
Barcelona!
How can I forget
The moment that you stepped in the room
You took my breath away
Potente risuona la voce di due artisti straordinari, capaci di lasciare il pubblico senza fiato e di commuovere profondamente con una delle interpretazioni più memorabili della musica internazionale. È il 29 maggio 1987, la scena è il Ku Club di Ibiza, dove Farrokh Bulsara, meglio conosciuto come Freddie Mercury, appare impeccabile in smoking e papillon, mentre al suo fianco Maria de Montserrat Viviana Caballé, più semplicemente Montserrat Caballé, indossa un elegante abito scuro impreziosito da un lungo velo bianco e brillanti, che sembrano illuminare la scena e mettere in risalto la loro presenza iconica. È in questo spazio che prende vita un sogno.
Barcellona non è solo una città, ma il simbolo stesso di aspirazioni che trovano realizzazione, di speranze coltivate e portate alla luce. Qui, attraverso le loro voci magistrali, Mercury e Caballé fondono l’anima rock del frontman dei Queen e la potenza della lirica del soprano spagnolo celebrando la città come un luogo in cui i sogni prendono forma e l’arte si fonde con l’emozione più pura, dando vita a un’esibizione senza tempo
“Il mio sogno più grande è arrivare al Barcellona e giocare con la prima squadra. So che ho ancora molta strada davanti a me, ma farò tutto il possibile per realizzarlo in futuro” è con queste semplici parole che Zosia Burzan, ai microfoni di WomenFootball, rivela l’obiettivo più importante del suo giovane percorso calcistico, quello di indossare la maglia blaugrana che oggi vuol dire far parte di una delle squadre più celebri a livello internazionale.
Il presente di Zosia si chiama KKS Czarni Sosnowiec, la squadra polacca più titolata del calcio femminile dove la centrocampista milita dall’età di 15 anni, quando il club le ha offerto il suo primo contratto da professionista dopo averla visionata un paio di anni prima. Una crescita rapida, anche in termini di visibilità, partita dall’età di 4 anni quando a sbloccare la passione della piccola ragazzina bionda è un episodio in famiglia. “È iniziato tutto grazie a mio fratello Franek, che aveva un anno e mezzo più di me e a 6 anni già si allenava alla Football Academy di Żory. Un giorno, quando avevo 4 anni, i miei genitori mi portarono a guardare un allenamento insieme a lui. Da quel momento, il calcio ha iniziato a diventare qualcosa di speciale per me. Ho iniziato a seguire mio fratello agli allenamenti e ad allenarmi con ragazzi di 2 anni più grandi di me. Oggi, ripensandoci, credo sia stata una buona decisione, perché il calcio è diventato la mia passione per la vita.”
A far da comune denominatore alle storie di calcio vissute in tenera età, come d’altronde per le tante calciatrici in erba con il desiderio di coltivare il sogno di indossare scarpini e scendere in campo, le squadre composte dai ragazzi. Per Zosia una costante, a dimostrazione di quanto il calcio femminile a livello giovanile debba ancora compiere passi avanti importanti. “Ho cominciato ad allenarmi presso la Football Academy, dove ho disputato molte partite e partecipato a vari tornei, vivendo tutto sempre come un gioco da condividere con gli altri ragazzi. Sono rimasta fino a 8 anni e poi mi sono trasferita in una scuola elementare a indirizzo calcistico, unendomi al club scolastico MKS Żory, di nuovo in una classe solo con ragazzi. A scuola ci allenavamo per diverse ore al giorno e partecipavamo a competizioni di club. Ho finito la scuola primaria nel 2023, quando avevo 14 anni. A quell’età avevo una sola convinzione, ossia che avrei giocato a calcio a livello professionistico.”
Una certezza nata un anno prima quando viene invitata a partecipare ai Campionati Polacchi di Calcio Indoor Under 15, pertanto sotto età di 2 anni. Un test per capire sul campo di gioco quanto fosse concreto e reale il sogno e la convinzione di fare del calcio un reale punto di riferimento della propria vita. E, come si suol dire in gergo, il campo da sempre le risposte. “Mi invitarono a partecipare ai Campionati con la squadra del KKS Czarni Sosnowiec U15. Nel marzo 2022, con la squadra, abbiamo vinto il Campionato Polacco e sono stata la migliore giocatrice del torneo. Da allora, sono stata invitata ad allenarmi con il Czarni Sosnowiec e, una volta compiuti i 15 anni, il club mi ha offerto un contratto professionistico. Questa possibilità che mi è stata data è la migliore che potessi chiedere perché Il KKS Czarni Sosnowiec è la base perfetta per costruire il mio futuro da calciatrice.”
Ma c’è un momento chiave che Zosia ci tiene a raccontare e nel quale ha capito non soltanto che il calcio non era più semplicemente il gioco fatto con i compagni a scuola fino a qualche anno prima, “che il calcio amatoriale è finito e che è giunto il momento di crescere perché più passa il tempo e maggiori sono le aspettative e le sfide che ci vengono poste”. Non si parla più semplicemente di squadre di club ma il livello si alza per arrivare li dove la selezione diventa più ardua. “Sono stata convocata per il progetto nazionale “Young Eagles Academy”, un’iniziativa della Federazione Calcistica Polacca per gli 80 giovani più talentuosi della Polonia. Un’esperienza formativa che mi ha dato l’opportunità di capire cosa significa un approccio professionale al calcio a livello nazionale. L’organizzazione degli allenamenti, la preparazione, i briefing, il recupero e il riposo sono aspetti che ho apprezzato molto.”
24 Agosto 2024, ore 13:0. Allo stadio Jana Ciszewskiego di Sosnowiec si gioca l’Ekstraliga, la Serie A Femminile Polacca, e dinanzi alla squadra di casa in divisa nera c’è lo Stomilanki Olsztyn che vive una giornata terribile sotto i colpi delle avversarie. Alla fine del match i gol saranno 12, ma è il penultimo quello indubbiamente più interessante perché lo segna una calciatrice che ha soltanto 15 anni e 88 giorni ed è entrata in campo da pochi minuti. Zosia Burzan. “È stato un giorno speciale per me, perché raramente una giovane giocatrice segna un gol nel suo debutto in Ekstraliga. Sono molto felice e questo mi ha motivato a lavorare ancora più duramente. Sono grata al mister per la fiducia, e continuerò a impegnarmi per giocare regolarmente nella prima squadra.”
Gol che non è esattamente il marchio di fabbrica di Zosia ma che diventa stimolo alla consapevolezza anche con la maglia della nazionale che indossa con fierezza ed onore. “Giocare con l’Aquila sul petto è per me il riconoscimento del mio impegno. Ogni volta che gioco con la Nazionale, do il 120% di me stessa, perché so che ci sono tante altre ragazze che potrebbero prendere il mio posto, ma sono io quella scelta dal mister che ha fiducia in me.” Un’avventura partita nella selezione dell’Under 15 “per il torneo di sviluppo UEFA e le prime partite internazionali contro Lituania, Islanda e Turchia, dove ho segnato il mio primo gol in Nazionale” e proseguita nell’Under 17, una squadra in grande crescita e che ha partecipato alla recente Coppa del Mondo in Repubblica Dominicana, dimostrando come il calcio femminile polacco sia in grande ascesa.
Sulle spalle un numero particolare, simbolico, evocativo con il quale Zosia ha un legame speciale per una semplice coincidenza. “Due anni fa, durante la mia prima partita in nazionale, l’unico numero disponibile era il 14. Ho deciso di iniziare questo capitolo importante con quel numero al quale adesso sono legata da un punto di vista affettivo.”
Vi ricordate l’esibizione live di “Barcelona” al Ku Club di Ibiza di cui vi ho parlato all’inizio? Ce ne fu una seconda, altrettanto spettacolare al festival La Nit di Barcellona l’anno successivo, un evento che celebrava l’arrivo della bandiera olimpica in città per le future Olimpiadi che si disputarono nel 1992. In quello stesso anno, il 1988, al Barcellona arrivò un’altra stella che avrebbe dato vita ad un’autentica rivoluzione del club catalano, portando in Spagna la filosofia del Calcio totale olandese. Il suo nome è Johan Cruijff che rimase alla guida dei blaugrana fino al 1996, portando la squadra a vivere un sogno, quello di vincere la sua prima Coppa dei Campioni nel 1992.
L’olandese più grande della storia del calcio rimane nel tempo un’icona indiscutibile legata ad un numero di maglia che ha indossato all’Ajax ed in Nazionale e che ha ispirato le sognanti generazioni future: il Numero 14.
Freddy Mercury, Monserrat Caballé, Johan Crujiff, il 14, Zosia Burzan. C’è qualcosa di potente e di eterno in questi incroci che danno a Barcellona un alone mitico. Una città che nel tempo è divenuta il palco dei sogni più grandi che da vita ad indelebili storie di calcio ed alla musica che attraversa il tempo senza scolorire. Il terreno perfetto per una giovane promessa pronta a rendere reale il suo sogno e prendersi la ribalta.
Barcelona!
It was the first time that we met
Barcelona!
How can I forget
The moment that you stepped in the room
You took my breath away
The powerful voices of two extraordinary artists resound, capable of leaving the audience breathless and deeply moving them with one of the most memorable performances in international music. It was May 29, 1987, at the Ku Club in Ibiza, where Farrokh Bulsara, better known as Freddie Mercury, appears flawless in a tuxedo and bow tie, while by his side Maria de Montserrat Viviana Caballé, more simply Montserrat Caballé, wears an elegant dark dress enhanced by a long white veil and sparkling jewels that seem to illuminate the stage and highlight their iconic presence. It is in this space that a dream comes to life.
Barcelona is not just a city, but the very symbol of aspirations that come to fruition, of hopes nurtured and brought to light. Here, through their masterful voices, Mercury and Caballé blend the rock soul of the Queen frontman and the power of the Spanish soprano’s lyrical voice, celebrating the city as a place where dreams take shape and art merges with the purest emotion, creating a timeless performance.
“My biggest dream is to get to Barcelona and play with the first team. I know I still have a long way to go, but I will do everything I can to make it happen in the future“, says Zosia Burzan, speaking to WomenFootball, revealing the most important goal of her young football journey — to wear the blaugrana jersey, which today means being part of one of the most famous teams internationally.
Zosia’s present is KKS Czarni Sosnowiec, the most successful Polish women’s football team, where the midfielder has played since she was 15, when the club offered her her first professional contract after scouting her a couple of years earlier. Her rapid growth, also in terms of visibility, began at the age of 4 when a family event sparked the passion of the young blonde girl. “It all started thanks to my brother Franek, who was a year and a half older than me and, at 6, was already training at the Żory Football Academy. One day, when I was 4, my parents took me to watch a training session with him. From that moment, football started to become something special for me. I began following my brother to his training and training with boys two years older than me. Looking back now, I think it was a good decision because football has become my lifelong passion.“
A common denominator in stories of early football, as it is for many aspiring female players with the desire to wear cleats and step onto the field, is the teams made up of boys. For Zosia, this was a constant, showing how much progress still needs to be made in youth women’s football. “I started training at the Football Academy, where I played many matches and participated in various tournaments, always experiencing it as a game to share with the boys. I stayed there until I was 8, and then I transferred to a football-focused elementary school, joining the MKS Żory school club, once again in a class only with boys. At school, we trained for several hours a day and participated in club competitions. I finished elementary school in 2023, when I was 14. At that age, I had only one belief: that I would play professional football.“
This certainty was born a year earlier when she was invited to participate in the Polish Under 15 Indoor Football Championships, despite being 2 years younger than the category. It was a test to see how tangible and real her dream of making football a real reference point in her life was. And, as they say in football terms, the field always gives the answers. “I was invited to participate in the championships with the KKS Czarni Sosnowiec U15 team. In March 2022, with the team, we won the Polish Championship, and I was the best player of the tournament. Since then, I have been invited to train with Czarni Sosnowiec, and once I turned 15, the club offered me a professional contract. This opportunity is the best I could ask for because KKS Czarni Sosnowiec is the perfect base to build my future as a footballer.“
But there’s a key moment that Zosia wants to share, the moment she realized that football was no longer just a game played with schoolmates up until a few years ago, “that amateur football is over and that it’s time to grow, because the more time passes, the higher the expectations and challenges we face.” It’s no longer just about club teams, but the level rises, and the selection becomes more difficult. “I was called up for the national ‘Young Eagles Academy’ project, an initiative by the Polish Football Federation for the 80 most talented young players in Poland. It was a formative experience that gave me the opportunity to understand what a professional approach to football at the national level means. I really appreciated the organization of the training, preparation, briefings, recovery, and rest.“
On August 24, 2024, at 1:00 PM, at the Jana Ciszewskiego Stadium in Sosnowiec, the Ekstraliga, Poland’s Women’s Serie A, is being played, and the home team in black uniforms faces Stomilanki Olsztyn, who are having a terrible day under the blows of their opponents. At the end of the match, there will be 12 goals, but it’s the second-to-last one that is undoubtedly the most interesting because it’s scored by a player who is only 15 years and 88 days old and has just entered the field. Zosia Burzan. “It was a special day for me because it’s rare for a young player to score a goal in her debut in the Ekstraliga. I’m very happy, and this motivated me to work even harder. I’m grateful to the coach for the trust, and I’ll continue to work hard to play regularly for the first team.“
A goal that isn’t exactly Zosia’s trademark, but which becomes a stimulus to awareness, also with the national team, which she proudly and honorably wears. “Playing with the eagle on my chest is a recognition of my commitment. Every time I play with the national team, I give 120% of myself because I know there are many other girls who could take my place, but I’m the one chosen by the coach, who has faith in me.” Her adventure started in the Under 15 selection “for the UEFA Development Tournament and the first international matches against Lithuania, Iceland, and Turkey, where I scored my first goal for the national team” and continued in the Under 17 team, which is growing rapidly and recently participated in the World Cup in the Dominican Republic, showing how Polish women’s football is on the rise.
On her shoulders, she wears a special, symbolic, evocative number with which Zosia has a special connection, purely by coincidence. “Two years ago, during my first national match, the only number available was 14. I decided to start this important chapter with that number, to which I’m now emotionally attached.“
Do you remember the live performance of “Barcelona” at the Ku Club in Ibiza that I mentioned at the beginning? There was a second, equally spectacular one at the La Nit festival in Barcelona the following year, an event that celebrated the arrival of the Olympic flag in the city for the upcoming 1992 Olympics. In that same year, 1988, another star arrived in Barcelona who would lead to a true revolution at the Catalan club, bringing the philosophy of Dutch Total Football to Spain. His name is Johan Cruijff, who remained in charge of the blaugranas until 1996, leading the team to live a dream: winning their first European Cup in 1992.
The greatest Dutchman in football history remains an indisputable icon, linked to a shirt number he wore at Ajax and with the national team, which inspired generations of dreamers: number 14.
Freddie Mercury, Montserrat Caballé, Johan Cruijff, the number 14, Zosia Burzan. There is something powerful and eternal in these connections that give Barcelona a mythical aura. A city that has become the stage for the biggest dreams, creating unforgettable football stories and music that transcends time without fading. The perfect ground for a young talent ready to make her dream come true and take the spotlight.
di Ernesto Pellegrini
Nella foto, Zosia Burzan – centrocampista del KKS Czarni Sosnowiec e della Nazionale Polacca Under17.