“Women Football: Rising Stars”: Kaylia “Pamela” Rosan – difensore del FC Metz e della Nazionale Italiana Under 19
“ J’ai les cheveux couleur corbeau, je viens du fond de l’Italie,
Et l’accent de mon pays, Italien jusque dans la peau »
Fiero cantava nel 1983 Claude Barzotti la canzone “le Rital”, un testo che racconta l’esperienza di un figlio di immigrati cresciuto in Belgio, esprimendo, in modo toccante e personale, il senso di appartenenza e di orgoglio per le proprie radici italiane, ma anche le difficoltà e i pregiudizi affrontati dagli immigrati italiani, soprannominati appunto “Rital” in modo dispregiativo. Nel corso degli anni successivi questa canzone è divenuta una sorta di inno per molti discendenti di quegli immigrati, cittadini che affrontano questo tema con più leggerezza rispetto al passato, ritenendo quell’appellativo una sorta di vanto perché identifica colui che mantiene un legame forte ed indistruttibile con le proprie radici.
Il tema dell’immigrazione è stato per decenni centrale nella storia dello stivale. In Europa, In Australia, negli States o in Sud America, milioni di italiani hanno spesso cercato un futuro migliore con lo spirito di chi non si limita a sopravvivere in terra straniera ma contribuisce a costruirla, portando con sé un’eredità culturale ricca e viva. L’aspetto probabilmente più curioso è come gli italiani, in qualunque posto si siano spostati, abbiano costruito comunità coese riuscendo a mantenere forti legami con le tradizioni, come la cucina, la lingua e la religione, pilastri identitari che si trasmettono alle nuove generazioni che continuano a ricordare con orgoglio le proprie origini.
“Pamela è il mio secondo nome, ma anche quello di mia madre. Il mio legame con l’Italia viene da mia nonna materna, che è di Spello, vicino Perugia. Il mio legame con l’Italia è molto forte, anche se sono nata in Francia. Sono sempre stata affascinata dalla cultura, dalla cucina e dalla storia italiane. Le mie radici italiane mi ispirano e mi motivano a esplorare ulteriormente questo paese.” Descrive così il suo legame con l’Italia Kaylia Rosan ai microfoni di WomenFootball, dimostrando come una ragazza, a tutti gli effetti francese, senta vivo e forte il richiamo della terra della propria famiglia.
La calciatrice, che oggi milita nel Metz, ha un percorso molto simile a quello vissuto da molte sue compagne durante l’infanzia, ossia una famiglia che ritiene lo sport un elemento importante nella vita dei figli ed i primi amici che si appassionano e ti coinvolgono inevitabilmente nel gioco. “Ho sempre praticato sport, nella mia famiglia è naturale e fin da piccola ho amato il calcio. La mia passione per il calcio è iniziata durante l’infanzia grazie al contatto con diversi amici che praticavano questo sport in un club. Desideravo giocarci anch’io per trascorrere del tempo con loro e divertirmi. Per questo ho chiesto ai miei genitori di provare partecipando a un’attività giovanile. Ricordo i primi allenamenti, dove ho imparato le basi del gioco, e ogni partita che ho disputato, provando un’emozione incredibile e un legame sempre più forte con il pallone.”
Partite per lo più giocate con i ragazzi che non distolgono Kaylia dal suo obiettivo, anzi rappresentano occasioni da cogliere per la loro importanza. “All’inizio ho giocato con i maschietti ed è stata una sfida ed un ‘esperienza molto arricchente perché mi ha permesso di sviluppare la mia tecnica e di adattarmi ad uno stile di gioco più fisico.” E se “talvolta ci sono stati momenti di dubbio nei quali mi chiedevo se fosse lecito continuare” un ruolo fondamentale, come spesso accade, lo recitano mamma e papà, persone in grado di dipanare rapidamente la nebbia. “La mia famiglia ha avuto un ruolo cruciale nella gestione della mia passione per il calcio e gli studi. Mi hanno sempre sostenuta, incoraggiandomi a seguire i miei sogni, assicurandosi che mantenessi un perfetto equilibrio fra sport e scuola e supportandomi affinché riuscissi a progredire e migliorare in entrambi gli ambiti”.
In un crescendo costante, dove “questa passione si è intensificata, diventando parte della mia vita, insegnandomi valori fondamentali come il lavoro di squadra, la perseveranza e la disciplina che applico fuori e dentro il campo”, c’è un aspetto della vita di Kaylia che rimane punto fermo, pilastro solido sul quale si poggia la sua giovane carriera. Si chiama Metz, ed è esattamente il mondo nel quale questa storia si poggia in modo indissolubile, in continuità e senza particolari scossoni che possano rendere turbolento il percorso finora compiuto. “Metz è davvero una città speciale per me, perché è il luogo dove sono nata, dove ho iniziato a giocare e dove gioco tuttora. Rappresentare questa città è un immenso onore, mi ricorda i miei inizi, i sacrifici che ho fatto ed il sostegno che ho avuto intorno a me. Giocare per il FC Metz per me è un modo per ringraziare le persone che hanno creduto in me, in ogni partita do tutta me stessa per mostrare con quanto orgoglio indosso questa maglia. Ed il legame che si è creato nel tempo non fa altro che motivarmi ancora di più a lavorare sodo e crescere ancora”.
Difensore tenace che fa della calma e della concentrazione il suo punto di forza, Kaylia sa perfettamente di avere punti di forza che la rendono importante nel club in cui milita ma anche aspetti da migliorare per essere più completa ed efficace. “Il mio punto di forza sul campo è la mia aggressività e la capacità di leggere le traiettorie in anticipo. Questo mi permette di posizionarmi nel modo migliore e di anticipare le azioni avversarie. Sento però la necessità di migliorare e lavorare molto sulla mia tecnica nel controllo della palla anche e soprattutto per effettuare passaggi più precisi”.
Un miglioramento che non avviene solo nella pratica in campo ma anche nell’attenta osservazione di chi, ad alto livello, sta dimostrando di poter fare passi da gigante. “Calafiori è fonte di ispirazione per varie ragioni. La sua tecnica, la capacità di affrontare l’avversario e la sua visione di gioco sono impressionanti e dimostrano il suo enorme talento in campo. Inoltre, ha un percorso costellato di sfide superate e duro lavoro per emergere che sono elementi motivanti, insieme alla passione ed l’impegno che dimostra in campo e che mi ispirano come atleta”.
Coincidenza vuole che, proprio nell’ultimo periodo della sua carriera, Riccardo Calafiori sia diventato un pilastro della Nazionale Italiana, squadra che fa brillare gli occhi di Kaylia che, nonostante la relativa lontananza, vede quella maglia, indossata recentemente, come obiettivo imprescindibile. “Essere selezionata con l’Under 19 per rappresentare l’Italia è stato un momento incredibile. Ha rappresentato il riconoscimento del duro lavoro fatto e della mia passione autentica per il calcio. Indossare la maglia azzurra è un onore immenso perché non simboleggia solo un’identità ma anche l’idea di rappresentare un paese con una ricca storia calcistica alle spalle. Il valore di quella maglia è indiscutibile e per me è un gran motivo di orgoglio indossarla”.
Particolare nel suo genere ma ricca di significato è un’altra maglia che Kaylia ha indossato recentemente. Quella della Squadra Diaspora, creata per rappresentare una comunità di emigranti o persone che vivono al di fuori del loro paese di origine. Kaylia ha avuto l’onore di indossare una maglia, il cui motivo centrale ha una forma circolare con onde più o meno dense in funzione della presenza di italiani in ciascun paese del Mondo, in un giorno molto particolare. E non con il suo nome di famiglia stampato, ma quello di sua Nonna Zurlo. “È veramente un progetto ricco di fascino e di senso. Partecipare a qualcosa che esplora la storia della migrazione italiana e che celebra l’identità nel mondo è una bella iniziativa. Il concetto della maglia è molto simbolico e mostra come le storie individuali si intrecciano in un unico racconto collettivo. La possibilità che ho avuto di personalizzare la maglia con il cognome di mia nonna aggiunge una dimensione al progetto che lo rende ancora più speciale. Un elemento di fierezza per mia nonna, la mia famiglia e per me che sono stata invitata a far parte di questo progetto.”
Come forse prevedibile fin dall’inizio, l’Italia torna inevitabilmente al centro del racconto di una storia, sia che questa sia evocata per motivi legati alla famiglia ed alla tradizione sia per motivi puramente sportivi. Perché “per quanto riguarda il futuro, considero l’Italia come obiettivo. Mi piacerebbe trascorrervi più tempo, magari anche giocare a calcio li un giorno perché sarebbe un bellissimo modo per riconnettermi con le mie origini, continuando a seguire la mia passione per il calcio.”
Ecco. Se Claude Barzotti ci lasciava un messaggio di forte appartenenza, di legame indissolubile, di amore per la patria natia dei propri cari, Kaylia rinnova il pensiero a distanza di 40 anni dall’uscita di “Rital” dimostrando che non c’è tempo che tenga o distanza che divide. Si rimane italiani sempre “jusque dans la peau”.
“J’ai les cheveux couleur corbeau,
je viens du fond de l’Italie,
Et l’accent de mon pays, italien jusque dans la peau.”
C’est avec ces mots que Claude Barzotti chantait en 1983 Le Rital, une chanson racontant l’histoire d’un fils d’immigrés italiens élevé en Belgique. Cette chanson évoque de manière touchante et personnelle le sentiment d’appartenance et de fierté pour ses racines italiennes, tout en abordant les difficultés et les préjugés auxquels les immigrés italiens, surnommés « Rital » de façon péjorative, étaient confrontés.
Au fil des ans, cette chanson est devenue une sorte d’hymne pour de nombreux descendants de ces immigrés, des citoyens qui abordent aujourd’hui ce sujet avec plus de légèreté qu’autrefois, voyant dans ce terme une forme de fierté, car il identifie ceux qui gardent un lien fort et indéfectible avec leurs racines.
Le thème de l’immigration a été pendant des décennies au centre de l’histoire italienne. En Europe, en Australie, aux États-Unis ou en Amérique du Sud, des millions d’Italiens ont souvent cherché un avenir meilleur, avec l’esprit de ceux qui ne se contentent pas de survivre sur une terre étrangère mais contribuent à la construire, en apportant avec eux un patrimoine culturel riche et vivant. Ce qui est peut-être le plus curieux, c’est que, où qu’ils s’installent, les Italiens ont toujours su bâtir des communautés soudées, tout en maintenant des liens forts avec leurs traditions, comme la cuisine, la langue et la religion, qui restent des piliers identitaires transmis aux nouvelles générations, fières de leurs origines.
« Pamela est mon deuxième prénom, mais aussi celui de ma mère. Mon lien avec l’Italie vient de ma grand-mère maternelle, qui est originaire de Spello, près de Pérouse. Mon lien avec l’Italie est très fort, même si je suis née en France. J’ai toujours été fascinée par la culture, la cuisine et l’histoire italiennes. Mes racines italiennes m’inspirent et me motivent à explorer davantage ce pays », raconte Kaylia Rosan au micro de WomenFootball, démontrant comment une jeune fille, française à tous égards, ressent un lien fort et vivant avec la terre de sa famille.
La footballeuse, qui joue aujourd’hui au FC Metz, a un parcours très similaire à celui de beaucoup de ses coéquipières pendant leur enfance, avec une famille qui considère le sport comme un élément important de la vie des enfants et des premiers amis qui la passionnent et l’impliquent inévitablement dans le jeu. « J’ai toujours pratiqué du sport ; dans ma famille, c’est naturel, et depuis toute petite, j’ai aimé le football. Ma passion pour ce sport a commencé dans mon enfance grâce au contact avec plusieurs amis qui jouaient dans un club. Je voulais moi aussi jouer pour passer du temps avec eux et m’amuser. C’est pourquoi j’ai demandé à mes parents de m’inscrire à une activité pour jeunes. Je me souviens des premiers entraînements, où j’ai appris les bases du jeu, et de chaque match que j’ai joué, ressentant une émotion incroyable et un lien de plus en plus fort avec le ballon. »
Les matchs, joués pour la plupart avec des garçons, n’ont pas détourné Kaylia de son objectif, mais ont plutôt représenté des opportunités importantes. « Au début, j’ai joué avec des garçons, et cela a été un défi et une expérience très enrichissante, car cela m’a permis de développer ma technique et de m’adapter à un style de jeu plus physique. » Et si « parfois, il y a eu des moments de doute où je me demandais s’il était juste de continuer », le rôle crucial a souvent été joué par ses parents. « Ma famille a joué un rôle essentiel dans la gestion de ma passion pour le football et mes études. Ils m’ont toujours soutenue, m’encourageant à poursuivre mes rêves, en s’assurant que je maintienne un équilibre parfait entre le sport et l’école, et en me soutenant pour que je progresse et m’améliore dans les deux domaines. »
Dans une progression constante, où « cette passion s’est intensifiée, devenant une partie de ma vie et m’enseignant des valeurs fondamentales comme le travail en équipe, la persévérance et la discipline, que j’applique sur et en dehors du terrain », Metz reste un aspect immuable de la vie de Kaylia, le pilier sur lequel repose sa jeune carrière. « Metz est une ville vraiment spéciale pour moi, car c’est l’endroit où je suis née, où j’ai commencé à jouer et où je joue encore aujourd’hui. Représenter cette ville est un immense honneur, cela me rappelle mes débuts, les sacrifices que j’ai faits et le soutien que j’ai reçu. Jouer pour le FC Metz est pour moi une façon de remercier les personnes qui ont cru en moi. À chaque match, je donne tout pour montrer à quel point je porte ce maillot avec fierté. Et le lien que j’ai construit au fil du temps ne fait que me motiver davantage à travailler dur et à continuer de progresser. »
Défenseuse tenace qui fait de son calme et de sa concentration sa force, Kaylia sait parfaitement quels sont ses points forts au sein de son club, tout en identifiant les aspects à améliorer pour devenir plus complète et efficace. « Mon point fort sur le terrain est mon agressivité et ma capacité à lire les trajectoires à l’avance. Cela me permet de me positionner de la meilleure façon possible et d’anticiper les actions adverses. Cependant, je ressens le besoin de travailler beaucoup sur ma technique, notamment dans le contrôle du ballon, pour effectuer des passes plus précises. »
L’amélioration ne se fait pas uniquement sur le terrain, mais aussi à travers l’observation attentive de ceux qui, au plus haut niveau, prouvent leur talent. « Calafiori est une source d’inspiration pour plusieurs raisons. Sa technique, sa capacité à affronter ses adversaires et sa vision du jeu sont impressionnantes et témoignent de son immense talent. De plus, son parcours jalonné de défis relevés et de travail acharné pour s’imposer est motivant, tout comme la passion et l’engagement qu’il montre sur le terrain, qui m’inspirent en tant qu’athlète. »
Coïncidence ou non, Riccardo Calafiori est récemment devenu un pilier de l’équipe nationale italienne, une équipe qui fait briller les yeux de Kaylia. « Être sélectionnée en U19 pour représenter l’Italie a été un moment incroyable. Cela a représenté la reconnaissance du travail acharné accompli et de ma véritable passion pour le football. Porter le maillot azzurro est un immense honneur, car il symbolise non seulement une identité, mais aussi l’idée de représenter un pays avec une riche histoire footballistique. La valeur de ce maillot est indiscutable, et c’est pour moi une grande fierté de le porter. »
Particulière en son genre mais riche de sens, voici un autre maillot que Kaylia a récemment porté : celui de la Squadra Diaspora, créée pour représenter une communauté d’émigrés ou de personnes vivant en dehors de leur pays d’origine. Kaylia a eu l’honneur de porter un maillot dont le motif central prend la forme d’un cercle avec des ondes plus ou moins denses en fonction de la présence d’Italiens dans chaque pays du monde, lors d’une journée très particulière. Et non pas avec son nom de famille imprimé, mais celui de sa grand-mère, Zurlo. « C’est vraiment un projet fascinant et porteur de sens. Participer à quelque chose qui explore l’histoire de la migration italienne et qui célèbre l’identité à travers le monde est une belle initiative. Le concept du maillot est très symbolique et montre comment les histoires individuelles s’entrelacent en un récit collectif. La possibilité que j’ai eue de personnaliser le maillot avec le nom de ma grand-mère ajoute une dimension au projet qui le rend encore plus spécial. C’est un élément de fierté pour ma grand-mère, ma famille et pour moi qui ai été invitée à faire partie de ce projet. »
Comme on pouvait s’y attendre dès le début, l’Italie revient inévitablement au cœur de son histoire, que ce soit pour des raisons familiales et traditionnelles ou purement sportives. « Pour l’avenir, je considère l’Italie comme un objectif. J’aimerais y passer plus de temps, peut-être même y jouer un jour, car ce serait une magnifique façon de me reconnecter à mes origines tout en continuant de suivre ma passion pour le football. »
Ainsi, si Claude Barzotti nous laissait un message d’appartenance forte et d’amour pour la patrie natale de ses proches, Kaylia renouvelle cette pensée 40 ans après la sortie de Rital, prouvant qu’il n’y a ni temps ni distance qui divisent. On reste italien, toujours jusque dans la peau.
di Ernesto Pellegrini
Nella foto, un primo piano di Kaylia “Pamela” Rosan, difensore del FC Metz e della Nazionale Italiana Under 19.