“Women Football: Rising Stars”: Selma Panengstuen, portiere della Nazionale Norvegese
All’indomani della finale di Champions League del 23 Agosto 2020, disputata allo Stadio da Luz di Lisbona fra il Bayern Monaco ed il PSG, vinta dai bavaresi per 1-0 con gol decisivo dell’ex Juventino Coman, il più celebre giornale sportivo francese, l’Equipe, pubblicò, fra le sue pagine, un’attenta ed approfondita analisi sulle qualità tecniche di uno dei protagonisti principali di quella sfida, colui che non solo fermò i temibili Kylian Mbappé e Neymar ma ebbe l’onore di alzare la coppa dalle grandi orecchie con la fascia di capitano al braccio.
«Sono un suo fan da molto tempo, è un piacere guardarlo. Ha una tecnica che assomiglia alla nostra. Quando esce, lavora insieme con le mani e i piedi. Alla prima occasione del Psg, quella di Neymar, tocca prima il pallone col piede, poi è la mano a sostegno che lo salva. Negli uno contro uno, rimane fermo sulle gambe e accorcia con i piedi, grazie ai suoi grandi arti. Spesso, i portieri di calcio si allungano su un lato, e nel tempo che impiegano per stendersi la palla è già passata, a meno che non siano gatti»
A parlare è Jean-Luc Kieffer, sconosciuto ai più ma sportivo fondamentale nella storia della pallamano francese per aver allenato generazioni di portieri che hanno stravinto a livello internazionale, come Thierry Omerey che può annoverare nel suo palmares due Olimpiadi, quattro Mondiali e tre Europei. Il protagonista della sua dichiarazione è invece Manuel Neuer, l’iconico portiere tedesco ritenuto uno dei più grandi portieri della storia del Calcio.
E non è un caso che, nell’analisi compiuta dall’Equipe si faccia riferimento alla pallamano perché, nonostante non vi siano fonti che rivelino un suo passato da portiere di Handball, è però certo che questo sport abbia molto influenzato ed ispirato il suo stile innovativo da “sweeper-keeper”. Lo stesso Neuer ha dichiarato più volte di aver imparato molto osservando e adattando tecniche tipiche di questo sport, come il posizionamento delle mani per le parate.
E non è altrettanto un caso che una giovane portiere norvegese, ormai sulla rampa di lancio per iscriversi definitivamente nella lista delle nuove stelle del calcio mondiale, abbia come punto di riferimento e fonte di ispirazione il portierone tedesco, avendo lei un passato proprio da calciatrice di pallamano. “Osservo molti giocatori che sono per me un esempio da seguire sia da un punto di vista calcistico che mentale. Ma senza dubbio il portiere che ho guardato con maggiore attenzione ed interesse è Manuel Neuer perché ho sempre avuto l’impressione di calciatore che si distingue dagli altri in modo positivo e affascinante. Aspetti che vorrei fare miei.”
A parlare ai microfoni di WomenFootball è Selma Panengstuen, portiere della Nazionale Norvegese Maggiore e del Kolbotn, squadra che ha concluso di recente la ToppSerien con una tranquilla salvezza e un ottimo campionato. Dicevamo della pallamano e di come questo sia un punto in comune fra Selma e Manuel, uno sport che ha fatto parte in maniera importante dell’infanzia della Norvegese. “Sono nata in un piccolo villaggio di campagna, ho tre sorelle maggiori, tutte giocatrici sia di pallamano che di calcio, ed una mamma allenatrice di Handball. Per me è stato naturale fare la stessa scelta, le seguivo ovunque andassero e poi ho cominciato anch’io a praticare entrambi gli sport all’età di 5 anni. Mi divertivo molto a competere con i miei amici ed alla fine avevo due gruppi distinti, ero “uno dei ragazzi” sul campo di calcio e con le mie amiche su quello di pallamano”.
Nonostante una evidente dimestichezza con la palla fra le mani, che potrebbe far credere che il ruolo di portiere fosse un approdo naturale, gli inizi di Selma sono in mezzo al campo, con i guantoni diventati una scoperta quasi casuale. “Sono stata una centrocampista fino ai 13-14 anni, età nella quale ho deciso di concentrarmi sul ruolo di portiere a seguito del classico episodio che funge da svolta. Un giorno, durante una sessione di allenamento nella squadra distrettuale della mia regione, il nostro portiere si è infortunato e mi sono messa fra i pali. Avevo provato qualche volta ad indossare i guanti e a cimentarmi come portiere ma lo avevo fatto solo occasionalmente, dopo quell’allenamento, però, il mio allenatore mi disse che voleva di nuovo provarmi in quel ruolo. Ci è voluto parecchio prima che io accettassi di diventare al 100% un portiere, poi però ho cominciato ad abituarmi e mi è piaciuto continuare a giocare fra i pali”.
Il percorso che ha portato Selma a recitare un ruolo sempre più importante nel calcio femminile comincia in un ambiente molto familiare che le consente di approcciare questo mondo in modo più spontaneo e naturale. “Ho iniziato a giocare allo Skreia IL, squadra dove mio padre era allenatore e dove giocava anche una delle mie sorelle. Ho vaghi ricordi di quel periodo, se non il fatto di essere stata molto attiva, di divertirmi e di correre con gli altri amici della squadra durante le pause tra una partita e l’altra negli eventi ai quali partecipavamo. Mi piaceva moltissimo l’aspetto sociale dello sport, oltre ovviamente il piacere di competere”
Il momento della famosa svolta che porta Selma a cambiare ruolo avviene con il passaggio al Raufoss, un momento nel quale, di fatto, anche la pallamano non rientra più nelle abitudini della norvegese: “Il Raufoss arriva nel momento di svolta, ossia quando mi sono dedicata al ruolo di portiere ed ho cominciato gradualmente a lasciare la pallamano. Il calcio stava assumendo un ruolo sempre più importante nella mia vita e cominciavo a sentire lo stress fisico. In quel periodo sono anche arrivate le prime chiamate ai raduni internazionali con la nazionale, esperienze per me molto emozionanti”.
Il Calcio però, si sa, offre sfide importanti anche fuori dal terreno di gioco, dove ci si misura con compagne ed avversarie, ma anche nella vita quotidiana, soprattutto quando si è chiamati a compiere una scelta importante che riguarda il futuro. Ed il futuro si chiama Stabaek, di certo non una squadra a pochi passi da casa. “Ho lasciato casa dei miei genitori ed è stato un momento piuttosto difficile. Mi sono trasferita a 16 anni, passando dall’avere tutto organizzato per me a dover gestire tutto da sola. Ho imparato a cucinare, andare a scuola e affrontare giornate lunghe e faticose, tra impegni e allenamenti. L’inizio è stato duro ma pian piano mi sono adattata ad una nuova realtà.” Un impegno che però viene ripagato dal calcio stesso perché “questo è stato il momento in cui ho capito quanto questo sport fosse importante per me. È cresciuta notevolmente la mia ambizione e le mie aspirazioni, tanto da rendermi conto di vivere come un’atleta di alto livello”.
Un’atleta che però si sente tutt’altro che arrivata al top, anzi. Nel percorso di crescita e di consapevolezza dei propri mezzi, Selma compie un ulteriore step di crescita perché nella vita di uno sportivo non ci sono soltanto gioie e soddisfazioni ma anche momenti sportivamente meno felici che vanno affrontati con lo spirito giusto. “Nel 2022 sono arrivata al Kolbotn come una giocatrice ancora inesperta. Questo è stato il periodo nel quale sono cresciuta sia fisicamente che mentalmente, pertanto come calciatrice e come persona. Dopo la prima stagione in Toppserien sono stata convocata in Nazionale in un momento in cui avevo uno spirito molto negativo a causa della retrocessione in Prima Divisione. Ripensandoci adesso ritengo che in quel momento esatto io abbia vissuto una fase di sviluppo fondamentale. Ho imparato dalla fiducia e dalla responsabilità che mi sono state date ed anche dalle opinioni, positive e negative, che di solito vengono date alle calciatrici. Non do più molta importanza a ciò che pensano gli altri ma piuttosto ad una piccola cerchia di persone di cui mi fido e che mi aiutano a crescere”.
Riflessi eccellenti, reattività ed esplosività e capacità di mettere in serie prestazioni costanti di ottimo livello. Se a questo aggiungiamo una buona esperienza internazionale, maturata soprattutto in Nazionale, abbiamo un quadro una descrizione accurata di Selma Panengstuen che, dal lato suo, evidenzia un’altra caratteristica che la rende “moderna” nella sua interpretazione del ruolo. “Le mie capacità calcistiche sono strettamente legate alla mia comprensione del gioco. Uno dei miei punti di forza è il sentirmi sempre più a mio agio con la palla fra i piedi, forse grazie alla mia esperienza pregressa come calciatrice di movimento. Inoltre credo di avere un ottimo controllo dell’area e di gestire al meglio le situazioni sui cross delle avversarie. Naturalmente devo migliorare tanti altri aspetti e questo è molto stimolante per una ragazza giovane come me, sia per i punti deboli, sia per i punti di forza che devo costantemente perfezionare.”
Il miglioramento passa però anche attraverso l’appartenenza a squadre di sempre più alto livello, come la Nazionale maggiore dove si entra in punta di piedi ma con grandi ambizioni. “Sono entusiasta di far parte della selezione e, ovviamente, punto a diventarne il portiere titolare. Sono entrata come giovane portiere e lo considero solo il primo passo. Il fatto di aver firmato di recente per il Brann, dove avrò una routine di allenamento molto più intensa ad un livello molto alto, mi fa capire che dovrò continuare a lavorare sodo per continuare a crescere e lottare per poter giocare con la Nazionale”.
Il Brann appunto. Un nuovo capitolo che si apre dinanzi a Selma. Una nuova sfida da affrontare con il solito spirito che ha contraddistinto la sua, finora, giovane carriera. “Sono molto emozionata, non lo nego. Ho vissuto un bel periodo al Kolbotn ma nell’ultimo anno sentivo di essere pronta a compiere un ulteriore passo in avanti. Sarà una nuova fase nella quale dovrò costruire nuovi rapporti in un ambiente nuovo ma mi sento pronta perché le persone che mi circondano, comprese quelle con cui lavorerò al Brann, continueranno ad aiutarmi a crescere e migliorare come calciatrice”.
Brann che non è certamente una squadra qualunque, ma la seconda classificata nell’ultima edizione della Toppserien. Un secondo posto che vale la qualificazione alla prossima Women’s Champions League, una platea che le biancorosse avevano vissuto nell’edizione 2023/2024 eliminate ai quarti del Barcellona ma raggiungendo arrivando seconde nel girone ad un solo punto dal Lione. Una competizione che vedrà dunque protagonista Selma Panengunsten proprio come lo era stato in passato Manuel Neuer nella versione maschile.
E chissà che quell’esperienza da giocatrice di pallamano, vissuta per gioco e divertimento con mamma e sorelle, non possa servire anche a lei per strabiliare e conquistarsi definitivamente la celebrità che si riserva alle grandi stelle del mondo del calcio. Noi ne siamo certi.
The day after the Champions League final on August 23, 2020, held at the Estádio da Luz in Lisbon between Bayern Munich and PSG, won by the Bavarians 1-0 with a decisive goal from former Juventus player Kingsley Coman, France’s most famous sports newspaper, L’Équipe, published a meticulous and in-depth analysis of the technical qualities of one of the main protagonists of that match. This was a player who not only stopped the fearsome Kylian Mbappé and Neymar but also had the honor of lifting the Champions League trophy as captain.
“I’ve been a fan of his for a long time; it’s a pleasure to watch him. His technique resembles ours. When he moves, he works with both hands and feet. In PSG’s first chance, Neymar’s, he touched the ball first with his foot, then supported it with his hand to make the save. In one-on-ones, he stays grounded and closes in with his feet, using his long limbs. Often, football goalkeepers dive to one side, and by the time they extend, the ball is already past them—unless they’re cats.”
These words come from Jean-Luc Kieffer, a name unfamiliar to most but a key figure in the history of French handball, having coached generations of goalkeepers who achieved international success, including Thierry Omeyer, who boasts two Olympic titles, four World Cups, and three European Championships. The subject of his admiration is Manuel Neuer, the iconic German goalkeeper widely regarded as one of the greatest in football history.
It’s no coincidence that L’Équipe’s analysis referenced handball because, although there’s no evidence of Neuer having played as a handball goalkeeper, it’s clear that the sport has heavily influenced and inspired his innovative “sweeper-keeper” style. Neuer himself has often stated that he learned much from observing and adapting techniques typical of handball, such as hand positioning for saves.
Equally fitting is that a young Norwegian goalkeeper, now emerging as one of the rising stars of world football, cites the German keeper as her role model and source of inspiration, thanks to her own past as a handball player. “I observe many players who serve as examples to me, both technically and mentally. But without a doubt, the goalkeeper I’ve studied most closely and with the greatest interest is Manuel Neuer because I’ve always perceived him as a player who stands out positively and fascinatingly. These are traits I aspire to adopt myself.”
Speaking to WomenFootball is Selma Panengstuen goalkeeper for Norway’s senior national team and Kolbotn, a club that recently secured safety in the Toppserien with a solid season. As noted earlier, handball plays a shared role in the histories of Selma and Manuel, as the sport was an important part of the Norwegian’s childhood. “I was born in a small rural village and have three older sisters, all of whom played both handball and football, with my mom also a handball coach. It was natural for me to follow their lead. I would tag along wherever they went and started playing both sports myself at the age of five. I loved competing with my friends and ended up with two distinct groups— ‘one of the boys’ on the football field and with my girlfriends on the handball court.”
Despite her evident comfort handling the ball, which might suggest goalkeeping was an obvious path, Selma began her career as an outfield player, with her transition to goalkeeper happening almost by chance. “I was a midfielder until I was 13 or 14 when I decided to focus on being a goalkeeper after a pivotal episode. One day during a training session with my regional team, our goalkeeper got injured, and I stepped in. I had tried the position a few times casually, but after that training, my coach said he wanted to try me there again. It took a while before I fully embraced becoming a goalkeeper, but eventually, I got used to it and enjoyed playing between the posts.”
Selma’s journey toward an increasingly significant role in women’s football began in a familial environment, allowing her to approach the sport naturally and spontaneously. “I started playing for Skreia IL, a team where my father was the coach and one of my sisters also played. My memories of that period are vague, except for being very active, having fun, and running around with friends during tournament breaks. I greatly enjoyed the social aspect of sports, in addition to the joy of competing.”
The moment of transformation that led Selma to change roles came with her move to Raufoss, during which handball began to fade from her routine. “Joining Raufoss marked a turning point when I dedicated myself to being a goalkeeper and gradually moved away from handball. Football was becoming increasingly important in my life, and I started to feel the physical strain. Around that time, I also received my first calls to national team camps, which were very exciting experiences for me.”
Football, however, is known for presenting challenges both on and off the pitch. One of those challenges involves making significant life decisions about the future. For Selma, that future was at Stabæk, a club far from home. “Leaving my parents’ home was a tough moment. I moved out at 16, transitioning from having everything organized for me to managing everything alone. I learned to cook, attend school, and face long and tiring days filled with commitments and training. It was difficult at first, but I gradually adapted to a new reality.” That effort was rewarded by football itself because “this was when I realized how important the sport was to me. My ambition and aspirations grew significantly, making me aware I was living as a high-level athlete.”
As she matured, Selma took another step forward, recognizing that an athlete’s journey includes not only joys and achievements but also challenging moments that must be faced with the right mindset. “In 2022, I joined Kolbotn as an inexperienced player. This was a period of growth, both physically and mentally, as a footballer and a person. After my first season in the Toppserien, I was called up to the national team at a time when I was in a negative mindset due to our relegation to the First Division. Looking back now, I see that period as a critical phase of development. I learned from the trust and responsibility placed in me and from the opinions, both positive and negative, typically directed at female players. I no longer pay much attention to what others think, focusing instead on a small circle of trusted people who help me grow.”
With excellent reflexes, agility, explosiveness, and consistent high-level performances, Selma has also gained valuable international experience, particularly with the national team. She stands out as a modern goalkeeper thanks to her unique approach to the role. “My football skills are closely tied to my understanding of the game. One of my strengths is feeling increasingly comfortable with the ball at my feet, possibly due to my past as an outfield player. I also believe I have excellent command of the area and manage crosses effectively. Naturally, there’s much to improve, which is very motivating for a young player like me, whether in areas of weakness or strengths that require constant refinement.”
Improvement also comes from joining higher-level teams, like the senior national team, where Selma enters with ambition. “I’m thrilled to be part of the squad and, of course, aim to become the starting goalkeeper. I’ve joined as a young player, and I see this as just the first step. Signing recently with Brann, where I’ll have a much more intense training routine at a higher level, reinforces that I need to keep working hard to grow and fight for a place in the national team.”
Brann, indeed, represents a new chapter for Selma. A fresh challenge she faces with the same determination that has characterized her career thus far. “I’m very excited, no doubt about it. I had a great time at Kolbotn, but over the past year, I felt ready to take another step forward. It’s a new phase where I’ll have to build new relationships in a new environment, but I feel prepared because the people around me, including those at Brann, will continue to help me grow and improve as a footballer.”
Brann is no ordinary team, finishing second in the most recent Toppserien, a position that secured qualification for the upcoming Women’s Champions League. In this competition, Selma Panengusten will aim to shine, just as Manuel Neuer once did in the men’s version.
And who knows, maybe her handball experience, shared with her mother and sisters for fun during her childhood, will help her dazzle and cement her status as one of the world’s footballing stars. We certainly believe so.
di Ernesto Pellegrini
Nella foto Selma Panengstuen impegnata con la maglia della Norvegia (foto KeyPass AS)