17 Gennaio 2025

“Women Football: Rising Stars”: Maja Zielinska – centrocampista offensiva del Wolfsburg e della Nazionale Under 17 della Polonia

Nella foto Maja Zielinska - centrocampista offensiva del Wolfsburg e della Nazionale Under 17 della Polonia

Ognuno predica il suo dio, e nel calcio, i templi del tifo si riempiono di fedeli pronti a celebrare i propri idoli. Non importa quale sia la bandiera, il numero sulla maglia o il colore del sangue calcistico: per ognuno di noi c’è un campione che incarna l’essenza stessa di questo sport. E, come in ogni religione, gli idoli del calcio non sono scelti con la testa, ma col cuore.”

Da Pelé a Maradona, passando per Messi e Ronaldo, ogni generazione ha trovato il proprio dio in un giocatore capace di far sognare con un gesto tecnico, un gol impossibile o una personalità travolgente. E non si tratta solo dei fuoriclasse globali: il dio di molti è spesso il capitano della squadra locale, quel guerriero instancabile che non ha mai lasciato la maglia o quel genio incompiuto che, per pochi anni, ha regalato emozioni irripetibili.

Ma cosa significa scegliere il proprio dio nel calcio? Non è solo una questione di talento. È un’alchimia misteriosa che combina il momento in cui li abbiamo scoperti, le emozioni vissute, e quel filo invisibile che li lega alla nostra storia personale. È un processo spontaneo, che comincia sui campetti di periferia, quando il pallone è tutto ciò che conta. Proprio come cantava De Gregori ne “La leva calcistica della classe ’68”:

‘…e poi di lui diranno che è un campione, ma non lo sarà mai fino a che qualcuno non lo amerà.

È l’amore del pubblico a creare il campione, a elevarlo a figura mitologica. È quel momento in cui un gol, un dribbling o anche solo un gesto d’istinto si fissano nella memoria collettiva e trasformano un giocatore in un “dio” per chi lo segue.”

Se poteste chiedere ai polacchi nati negli anni ’60 quale sia stato il loro dio calcistico durante la loro adolescenza, con molta probabilità la risposta sarebbe identica per la maggior parte di loro. Deyna Kazimierz, il numero 10 della squadra “Orly” (Aquila) che è ritenuto non soltanto uno dei più grandi calciatori polacchi della storia ma anche uno dei migliori centrocampisti del suo tempo per classe, visione di gioco ed abilità tecnica.

Il punto più alto che Deyna Kazimierz ha toccato con la sua Nazionale è stato certamente il terzo posto al Mondiale del 1974, rimasto celebre per la vittoria finale della Germania Ovest all’Olympiastadion di Monaco di Baviera contro l’Olanda di Johann Cruyff. E fu proprio contro i tedeschi che la Polonia perse di misura l’unica partita del Campionato, dopo una fase a gironi memorabile e la vittoria con un netto 2-1 contro l’Italia vicecampione del mondo in carica.

A distanza di 50 anni esatti un’altra nazionale polacca ha scritto a suo modo la storia, in una competizione Mondiale disputata in Repubblica Dominicana, con una modalità molto simile alla Polonia del ’74 e con una 10 tra le migliori interpreti. “La Coppa del Mondo è la Coppa del Mondo; quindi, è il torneo più importante al mondo. È stato davvero incredibile. Siamo arrivati ai quarti di finale, perdendo contro la squadra che poi è diventata campione. Lo abbiamo fatto come squadra, affrontando tutte le emozioni, e abbiamo fatto un ottimo lavoro perché lo abbiamo fatto insieme.”

A raccontare il suo legame con la nazionale Under 17, i suoi sogni e la sua giovane carriera ai microfoni di WomenFootball è Maja Zielinska, centrocampista offensiva approdata recentemente al Wolfsburg dopo un percorso importante nella sua terra natia. Un viaggio cominciato in tenera età grazie alla passione per il calcio di uno dei membri della famiglia che ha certamente influenzato le scelte ed il percorso di Maja. “Ho scoperto il calcio grazie a mio padre. Gli piace moltissimo guardarlo. Quando ero una bambina, mi mostrò il Clásico e iniziai a provare emozioni anche io per quella partita. Mi sentii subito “dipendente”. Poi decisi di giocare io stessa, e si rivelò ancora più incredibile. Mi abituai a guardare le partite di calcio insieme a mio padre e, a dire il vero, lui è stato il mio primo allenatore.”

Una passione che va assecondata, seguita e costruita nel tempo, a partire dal campo di gioco dove la vittoria e le prestazioni vengono in secondo piano, perché per una giovanissima atleta c’è un altro aspetto che risulta fondamentale. “I miei genitori mi iscrissero a un club quando videro che mi piaceva. Sono sempre stati i miei più grandi sostenitori. Nel mio primo club, il PKP Piastovia Piastów, si trattava soprattutto di divertirsi. Lì conobbi le mie prime amiche nel calcio. Fu davvero bello, e ci insegnarono che il calcio è una passione e può regalarti un sorriso.

Talento sopraffino abbinato ad un’ottima velocità, grazie alla quale vince facilmente le gare di corsa in Polonia, Maja ha un destino facile e ben definito davanti a sé. Un destino frutto di lavoro quotidiano e grande tenacia, perché proprio una delle sue caratteristiche peculiari è emersa più avanti nel tempo, in modo tutto sommato sorprendente. “Penso che grazie al duro lavoro io sia diventata davvero veloce. Quando ero più piccola era un po’ diverso: non ero così veloce e, anzi, ero una delle giocatrici più lente. In un torneo fui l’unica della mia squadra a non segnare un gol, e me lo ricorderò sempre. Ma più tardi, quando ci lavorai su, vinsi i tornei scolastici di corsa su brevi distanze e diventai davvero brava. E me ne innamorai.”

Nel giro di poco tempo Maja si fa notare e attira le attenzioni dei club più importanti in Polonia. A pochi chilometri da casa l’aspetta la squadra della Capitale dove potrà continuare la sua crescita esponenziale e mettere ancor di più in mostra le sue qualità, potendo contare sempre sul supporto dei propri cari. “Giocare a Varsavia per me significava avere bei ricordi. Quando vedo che la mia famiglia mi guarda, mi sento meglio, ed è successo spesso. A loro piaceva molto, e anche a me. Avere loro vicino e sapere della loro presenza e del loro supporto mi dava una motivazione extra per migliorare ancora di più.”

Inevitabile che la Diamenty Waszawa avrebbe rappresentato solo una parentesi nella giovane carriera di Maja. La sua crescita continua, sia nella squadra di club che in Nazionale, attira l’occhio del palcoscenico europeo, quello delle Big che giocano per i trofei nazionali e la prestigiosa Women’s Champions League. Il 24 luglio del 2024 Zielinska è ufficialmente una giocatrice del prestigioso Wolfsburg. “Significa molto. Era il mio sogno, quindi spesso mi sembra irreale. Sono davvero grata di far parte di questo club. Con i cambiamenti è sempre difficile, soprattutto quando si tratta di cambiare una grande parte della propria vita. Quindi a volte è difficile vivere senza la famiglia e gli amici. Devo anche essere più organizzata, attenta e responsabile per me stessa. Walt Disney ha detto: “Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di inseguirli”. E io ci credo.

Il caso vuole che proprio a quelle latitudini abbia giocato per molti anni un’altra calciatrice polacca, vincitrice di 5 campionati tedeschi e di 7 Coppe di Germania, che Maja ha letteralmente sfiorato, essendo arrivata quando l’altra era ormai una calciatrice del Barcellona. “Ho idoli sia maschili che femminili. Ci sono molti giocatori che mi hanno ispirata, ma se devo scegliere, dico Ewa Pajor e Cristiano Ronaldo. Cristiano è la mia motivazione per lavorare duramente perché dice sempre che, indipendentemente da ciò che accade (che sia felice o triste), mette il 100% di impegno in tutto ciò che fa. Ha una mentalità forte e fa il suo lavoro con costanza. Dice che, a prescindere da ciò che la gente dice di te, sei l’unico a conoscere te stesso e a sapere cosa puoi ottenere. Ewa dimostra che le donne possono giocare a calcio e che qualcuno dalla Polonia può andare all’estero e continuare a essere il migliore.”

Ewa Pajor che non è soltanto una delle calciatrici più importanti del panorama calcistico internazionale ma anche un elemento cardine di una Nazionale che si giocherà il prossimo europeo in Svizzera, dimostrando come il movimento calcistico femminile polacco sia in grandissima crescita, attirando sempre più tifosi ed interesse generale. “Penso che stia migliorando anno dopo anno e ora le ragazze vedono che il calcio è per tutti. In Polonia le persone sono davvero supportive riguardo al calcio femminile. È bello perché ci dimostra, come giocatrici, che alle persone importa anche di noi.

Il prossimo 11 marzo la nazionale Under 17 della Polonia affronterà il primo dei 3 match del Round 2 di qualificazione all’Europeo di categoria che si disputerà nelle Isole Faroe. Turchia, Ungheria e Svizzera sono i 3 gradini da salire per conquistarsi un evento alla portata di una squadra forte che ha maturato un’esperienza importante.

Mondiale, Europeo, Vittorie. Nonostante i 50 anni di distanza l’impressione è che la Nazionale Polacca al femminile abbia un futuro roseo dinanzi a sé e che sia in grado di ripetere quanto di buono fatto da quella Nazionale che nel ’74 stupì il mondo del Calcio. Con un elemento in più da considerare. Il numero di maglia di Deyna Kazimierz, identico a quello che indossa Maja Zielinska. “Sì, la scorsa stagione ho giocato con il numero 10 e penso che mi si addica. Posso essere d’accordo con quello che dici, ma so anche che devo lavorarci ancora di più per migliorare. Tuttavia, sì, mi considero piuttosto brava. Quando uso bene la mente, mi sento libera sul campo e posso aiutare la squadra.

Difficile prevedere il futuro se non basandoci su quanto accaduto nel passato e su cosa ci riserva il presente. La razionalità ci porta spesso a vivere situazioni in modo assolutamente logico senza spingerci oltre. Una cosa però si può dire. Maja ha le carte in regola per guidare al vertice del calcio la Polonia, con la 10 sulle spalle proprio come Deyna Kazimierz. E magari diventare anche lei una “Dea” del calcio polacco.

“Everyone Preaches Their Own God, and in Football, the Temples of Fandom Fill with Faithful Ready to Celebrate Their Idols. It doesn’t matter what flag, jersey number, or football blood runs through your veins: each of us has a champion who embodies the very essence of this sport. And, as in every religion, football idols aren’t chosen with the head but with the heart.”

From Pelé to Maradona, passing through Messi and Ronaldo, every generation has found its god in a player capable of making dreams come true with a technical gesture, an impossible goal, or a magnetic personality. And it’s not just about global superstars: for many, their god is often the captain of the local team, the tireless warrior who never left the jersey behind, or the unfinished genius who, for a few years, brought unforgettable emotions.

But what does it mean to choose your god in football? It’s not just a matter of talent. It’s a mysterious alchemy that combines the moment we discover them, the emotions we’ve experienced, and that invisible thread connecting them to our personal stories. It’s a spontaneous process that begins on neighborhood pitches when the ball is all that matters. Just as De Gregori sang in La leva calcistica della classe ’68:

“…and then they’ll say he’s a champion, but he’ll never be until someone loves him.”

It is the audience’s love that creates the champion, elevating them to a mythological figure. It’s that moment when a goal, a dribble, or even an instinctive gesture fixes itself in the collective memory and transforms a player into a “god” for their followers.

If you were to ask Poles born in the 1960s who their football god was during their adolescence, most would likely have the same answer: Kazimierz Deyna. The number 10 of the “Orły” (Eagles), Deyna is considered not only one of Poland’s greatest players but also one of the finest midfielders of his time, renowned for his elegance, vision, and technical skill.

Deyna’s pinnacle with the Polish national team was undoubtedly the third-place finish at the 1974 World Cup, a tournament remembered for West Germany’s victory over Johan Cruyff’s Netherlands at Munich’s Olympiastadion. It was against the Germans that Poland suffered their only defeat of the championship, following a memorable group stage and a decisive 2-1 win against Italy, the reigning vice-champions.

Fifty years later, another Polish national team wrote its own chapter in history at a World Cup in the Dominican Republic, with a journey reminiscent of the Poland of ’74. Leading this squad was another number 10, one of the tournament’s standout performers. “The World Cup is the World Cup, so it’s the biggest tournament in the world. It was really incredible. We made it to the quarter-finals, losing to the team that later became champions. We did it as a team, facing all the emotions, and we did a great job because we did it together.”

Sharing her connection to the Under-17 national team, her dreams, and her budding career with WomenFootball is Maja Zielińska, an attacking midfielder who recently joined Wolfsburg after an impressive journey in her homeland. A passion for football sparked by a family member played a pivotal role in shaping Maja’s path. “I discovered football thanks to my dad. He loves watching it. When I was a little girl, he showed me El Clásico, and I started feeling emotions for that game as well. I felt addicted right away. Then I decided to play myself, and it turned out to be even more incredible. I got used to watching matches with my dad, and honestly, he was my first coach.”

This passion, nurtured and cultivated over time, began on the pitch where victories and performances took a back seat to something more important: joy. “My parents signed me up for a club when they saw I liked it. They’ve always been my biggest supporters. At my first club, PKP Piastovia Piastów, it was all about fun. That’s where I met my first football friends. It was really great, and they taught us that football is about passion and can put a smile on your face.”

A refined talent paired with exceptional speed—thanks to which she won sprinting competitions in Poland—Maja’s future seems bright and well-defined. A future shaped by daily effort and great determination, as one of her defining traits only emerged later in a somewhat surprising way. “I think that through hard work, I became really fast. When I was younger, it was different; I wasn’t that fast, and I was actually one of the slowest players. At one tournament, I was the only one on my team who didn’t score a goal, and I’ll always remember that. But later, when I worked on it, I won school sprint tournaments and became really good. And I fell in love with it.”

Soon, Maja caught the attention of top Polish clubs. Just a short distance from home, the capital’s team awaited her, offering a chance to further showcase her skills while enjoying the unwavering support of her family. “Playing in Warsaw meant having good memories. When I saw my family watching me, I felt better, and that happened often. They really enjoyed it, and so did I. Having them close and knowing their support gave me extra motivation to improve even more.”

Her time at Diamenty Warszawa was destined to be just a stepping stone. Her continuous development, both at the club and national levels, attracted the attention of Europe’s elite clubs—those competing for domestic trophies and the prestigious Women’s Champions League. On July 24, 2024, Zielińska officially became a player for the illustrious Wolfsburg. “It means a lot. It was my dream, so it often feels unreal. I’m really grateful to be part of this club. Change is always challenging, especially when it involves altering a big part of your life. Sometimes it’s hard being away from family and friends. I also have to be more organized, careful, and responsible for myself. Walt Disney once said, ‘All our dreams can come true if we have the courage to pursue them.’ And I believe in that.”

Coincidentally, Maja follows in the footsteps of another Polish star, Ewa Pajor, who spent many years at Wolfsburg, winning five German championships and seven German Cups before joining Barcelona. “I have idols, both male and female. Many players have inspired me, but if I have to choose, it’s Ewa Pajor and Cristiano Ronaldo. Cristiano motivates me to work hard because he always says that no matter what happens—whether he’s happy or sad—he puts 100% into everything he does. He has a strong mentality and consistently gets the job done. He says that no matter what people say about you, you’re the only one who knows yourself and what you can achieve. Ewa shows that women can play football and that someone from Poland can go abroad and still be the best.”

Ewa Pajor is not just one of the most significant players in women’s football but also a key figure for a Polish national team vying for the upcoming European Championship in Switzerland. This demonstrates how Polish women’s football is growing rapidly, attracting more fans and general interest. “I think it’s improving year by year, and now girls see that football is for everyone. In Poland, people are very supportive of women’s football. It’s great because it shows us, as players, that people care about us too.”

On March 11, the Polish Under-17 national team will kick off their Round 2 qualification matches for the European Championship in the Faroe Islands. Turkey, Hungary, and Switzerland are the three steps they must climb to reach an event within their grasp—a strong team with valuable experience under its belt.

World Cups, European Championships, victories. Despite the 50-year gap, it seems that Poland’s women’s national team has a bright future ahead, capable of emulating the achievements of the legendary 1974 squad. With one notable addition: the number 10 jersey of Kazimierz Deyna is now worn by Maja Zielińska. “Yes, last season, I played with number 10, and I think it suits me. I can agree with what you’re saying, but I also know I have to work harder to improve even more. But yes, I consider myself pretty good. When I use my mind well, I feel free on the pitch and can help the team.”

It’s difficult to predict the future without looking at the past and observing the present. Logic often leads us to approach situations pragmatically without venturing beyond. However, one thing is clear: Maja has what it takes to lead Poland to the pinnacle of football, donning the number 10, just like Kazimierz Deyna. And perhaps, one day, she too will become a “Goddess” of Polish football.

di Ernesto Pellegrini

Nella foto Maja Zielinska, centrocampista offensiva del Wolfsburg e della Nazionale Under 17 della Polonia (foto

Haxthaus)
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